
Lo incontrai la prima volta in un bar di una città qualsiasi del nord, neanche ricordo il nome ne tantomeno il motivo per il quale mi trovavo li.
Solo successivamente, imparai a conoscerlo e in parte a capire certi suoi atteggiamenti.
No !
A ripensarci ora la città la ricordo bene: Spokane.
Stato di Washington al confine con l’Idaho
Stava seduto con la mente assente su un trespolo con i gomiti poggiati sul bancone di legno lucido, guardava il fondo del suo bicchiere rigirandolo tra le dita e ogni tanto ingurgitava il liquido che ne era all’interno. Sembrava non accorgersi degli avventori del bar, continuava a giocherellare col suo bicchiere immaginando dentro di se chissà cosa.
Di fuori la neve intanto continuava ad accumularsi.
Sono freddi gli inverni al confine con l’ Hidaho, lo sapeva bene Peter immerso nel sua giacca di pelle, seduto sul trespolo con i gomiti poggiati sul bancone.
La sua faccia scolpita da rughe profonde e la barba incolta, sembrava un reduce quella sera in quel bar.
Poco più in la Marlene puliva il tavolo lasciato sporco da un gruppo di persone appena uscite.
- Sono dei porci. Entrano e sporcano ed io…. poi a pulire. Cosa guardi in quel bicchiere?
- Guardo la mia vita scorrerci dentro, la mia vita come questo bourbon che si dondola tra le pareti del bicchiere e a voltre trabocca.
- Non dovresti farlo traboccare e non dovresti stare così questa sera.
Peter sollevò le spalle e si rimboccò nel suo giaccone di pelle, poi continuò:
- Marlene quanto vale per te un sogno?
- Il mio sogno è quello di incassare i pochi dollari della serata e tornarmene a casa. Non ho altri sogni. Il mio sogno vale poco.
- E cosa troverai a casa?
- Lo sai ! Quel bastardo si sarà bevuto più di quello che ho guadagnato stasera. Ecco cosa troverò. Troverò la casa in disordine, le sue sporche scarpe gettate in qualche parte sotto il tavolo, i suoi sporchi piedi e la sua sporca faccia. Questo troverò !
- Saresti dovuta scappare con me qualche anno fa. Saremmo andati al sole della California. Li si trova il lavoro, ben pagato e avremmo fatto dei figli. Tanti figli, tanti da mettere su una squadra di football.
- Sei come lui ! Stessa faccia sporca. Mi avresti mollata dopo qualche giorno e te ne saresti andato con una più giovane. Questo avresti fatto. Fottiti Peter bevi il tuo bourbon e lasciami stare.
Peter ingurgitò l’ultimo sorso e ordinò un altro bicchiere.
Il barista aveva una faccia anonima, sembrava un cadavere in procinto di essere tumulato. Alto, secco e con lo sguardo di chi ti odia per averne ordinato un altro.
Si avvicinò con la bottiglia e senza guardare Peter riempì il suo bicchiere.
- Sono 5 con questo! Li hai i soldi?
- Tranquillo
- Con te non si è mai tranquilli.
Odiava quel barista. Ah se lo odiava. Controllava ogni suo movimento e forse era geloso di Marlene. Sono lunghe le notti a Spokane, lunghe e fredde, notti fatte per starsene nel letto con il corpo caldo di una donna, non certo per girare un bicchiere tra le dita.
Peter con la sua finta aria assente e persa nel bicchiere continuava ad osservare il susseguirsi dei clienti del bar. Era da poco entrato un suo vecchio amico, ma fece finta di non vederlo, si tirò su il bavero del giaccone e si nascose in parte la faccia.. Non aveva voglia di sentire le parole di King.
Come non detto, King lo aveva notato e subito a gran passi si era avvicinato a lui.
- Jeee Peter
- Jee King
- Ti trovo sempre attaccato alla bottiglia, lo sai che ti fale. Dovresti trovarti un lavoro e mettere su famiglia.
- Lo farò King
- Sono anni che lo dici, dovresti darmi ascolto. Trovati una bella donna, calda e tira su un branco di bambini. Poi non sei più giovane cosa aspetti?
King si allontanò quel tanto da non sentire l’imprecazione rivolta verso di Lui.
Ognuno quella sera si sentiva autorizzato a fare la predica a Peter. Questo è quello che lui pensò facendo scivolare il suo bourbon nella gola.
Le parole ascoltate erano come la neve che cadeva, non facevano rumore, cadevano, si accumulavano e all’indomani si sarebbero sciolte lasciando solo un rigagnolo di acqua.
Questo pensò Peter aprendo per la decima volta il suo portafogli per estrarne un biglietto della lotteria nazionale. Per la decima volta controllò i numeri della serie e con aria incredula e con cura ripose il tagliando all’interno della sua giacca di pelle.
Chiamò ancora il barista che si era defilato in un angolo per fumare un cubano:
- Jeee ancora un altro
- Sono sei ed ancora non hai pagato. Li hai i soldi?
- Domani comprerò il tuo bar e offrirò da bere ai tuoi miserabili clienti
- Sei ubriaco. Questo è l’ultimo poi paghi e te ne vai.
Peter tirò giù il suo bourbon, pagò con un biglietto da 20 lasciando il resto e traballando passò la porta del bar.
Fuori continuava a nevicare, tirò su il bavero della giacca e strinse la mano sul portafogli.
Continuò a camminare incurante del freddo.
Il caldo della California già lo riscaldava.
Solo successivamente, imparai a conoscerlo e in parte a capire certi suoi atteggiamenti.
No !
A ripensarci ora la città la ricordo bene: Spokane.
Stato di Washington al confine con l’Idaho
Stava seduto con la mente assente su un trespolo con i gomiti poggiati sul bancone di legno lucido, guardava il fondo del suo bicchiere rigirandolo tra le dita e ogni tanto ingurgitava il liquido che ne era all’interno. Sembrava non accorgersi degli avventori del bar, continuava a giocherellare col suo bicchiere immaginando dentro di se chissà cosa.
Di fuori la neve intanto continuava ad accumularsi.
Sono freddi gli inverni al confine con l’ Hidaho, lo sapeva bene Peter immerso nel sua giacca di pelle, seduto sul trespolo con i gomiti poggiati sul bancone.
La sua faccia scolpita da rughe profonde e la barba incolta, sembrava un reduce quella sera in quel bar.
Poco più in la Marlene puliva il tavolo lasciato sporco da un gruppo di persone appena uscite.
- Sono dei porci. Entrano e sporcano ed io…. poi a pulire. Cosa guardi in quel bicchiere?
- Guardo la mia vita scorrerci dentro, la mia vita come questo bourbon che si dondola tra le pareti del bicchiere e a voltre trabocca.
- Non dovresti farlo traboccare e non dovresti stare così questa sera.
Peter sollevò le spalle e si rimboccò nel suo giaccone di pelle, poi continuò:
- Marlene quanto vale per te un sogno?
- Il mio sogno è quello di incassare i pochi dollari della serata e tornarmene a casa. Non ho altri sogni. Il mio sogno vale poco.
- E cosa troverai a casa?
- Lo sai ! Quel bastardo si sarà bevuto più di quello che ho guadagnato stasera. Ecco cosa troverò. Troverò la casa in disordine, le sue sporche scarpe gettate in qualche parte sotto il tavolo, i suoi sporchi piedi e la sua sporca faccia. Questo troverò !
- Saresti dovuta scappare con me qualche anno fa. Saremmo andati al sole della California. Li si trova il lavoro, ben pagato e avremmo fatto dei figli. Tanti figli, tanti da mettere su una squadra di football.
- Sei come lui ! Stessa faccia sporca. Mi avresti mollata dopo qualche giorno e te ne saresti andato con una più giovane. Questo avresti fatto. Fottiti Peter bevi il tuo bourbon e lasciami stare.
Peter ingurgitò l’ultimo sorso e ordinò un altro bicchiere.
Il barista aveva una faccia anonima, sembrava un cadavere in procinto di essere tumulato. Alto, secco e con lo sguardo di chi ti odia per averne ordinato un altro.
Si avvicinò con la bottiglia e senza guardare Peter riempì il suo bicchiere.
- Sono 5 con questo! Li hai i soldi?
- Tranquillo
- Con te non si è mai tranquilli.
Odiava quel barista. Ah se lo odiava. Controllava ogni suo movimento e forse era geloso di Marlene. Sono lunghe le notti a Spokane, lunghe e fredde, notti fatte per starsene nel letto con il corpo caldo di una donna, non certo per girare un bicchiere tra le dita.
Peter con la sua finta aria assente e persa nel bicchiere continuava ad osservare il susseguirsi dei clienti del bar. Era da poco entrato un suo vecchio amico, ma fece finta di non vederlo, si tirò su il bavero del giaccone e si nascose in parte la faccia.. Non aveva voglia di sentire le parole di King.
Come non detto, King lo aveva notato e subito a gran passi si era avvicinato a lui.
- Jeee Peter
- Jee King
- Ti trovo sempre attaccato alla bottiglia, lo sai che ti fale. Dovresti trovarti un lavoro e mettere su famiglia.
- Lo farò King
- Sono anni che lo dici, dovresti darmi ascolto. Trovati una bella donna, calda e tira su un branco di bambini. Poi non sei più giovane cosa aspetti?
King si allontanò quel tanto da non sentire l’imprecazione rivolta verso di Lui.
Ognuno quella sera si sentiva autorizzato a fare la predica a Peter. Questo è quello che lui pensò facendo scivolare il suo bourbon nella gola.
Le parole ascoltate erano come la neve che cadeva, non facevano rumore, cadevano, si accumulavano e all’indomani si sarebbero sciolte lasciando solo un rigagnolo di acqua.
Questo pensò Peter aprendo per la decima volta il suo portafogli per estrarne un biglietto della lotteria nazionale. Per la decima volta controllò i numeri della serie e con aria incredula e con cura ripose il tagliando all’interno della sua giacca di pelle.
Chiamò ancora il barista che si era defilato in un angolo per fumare un cubano:
- Jeee ancora un altro
- Sono sei ed ancora non hai pagato. Li hai i soldi?
- Domani comprerò il tuo bar e offrirò da bere ai tuoi miserabili clienti
- Sei ubriaco. Questo è l’ultimo poi paghi e te ne vai.
Peter tirò giù il suo bourbon, pagò con un biglietto da 20 lasciando il resto e traballando passò la porta del bar.
Fuori continuava a nevicare, tirò su il bavero della giacca e strinse la mano sul portafogli.
Continuò a camminare incurante del freddo.
Il caldo della California già lo riscaldava.
2 commenti:
hai vinto alla lotteria?
Questi mini racconti mi piacciono spero di leggerti ancora.
Ciao Marta
Posta un commento