giovedì 6 novembre 2008

TRA SOGNO E REALTA'



Dormiva quando Scai sentì bussare alla porta.
Colpi forti e ripetuti a breve tempo come qualcuno che avesse fretta nell’entrare.
Scai imprecando e con l’aria assonnata ci pensò un pò prima di alzarsi:
forse la smette di bussare e va via pensò.
Niente da fare.
I colpi alla porta continuarono e sempre più forti come quando vi scappa di farla e siete sul pianerottolo di casa senza chiavi aspettando che un miracolo vi apri quella cazzo di porta.
Alla fine si decise, si alzò stiracchiando le gambe, cercò nel buio le pantofole e alla fine barcollando infilò il corridoio che lo condusse direttamente alla maniglia della porta.
Aprì e la luce delle lampade del piano confusero la sua vista, ci mise qualche secondo prima di mettere a fuoco la figura della persona che con insistenza aveva suonato alla porta.

- Ciao Scai
- Che diavolo ci fa qui?
- Sono tornata. Sentivo la mancanza dell’Italia.
- Ah sentivi la mancanza? Bene, quando riparti?
- Sono appena arrivata!
- Ah sei appena arrivata si! Scusa ma sono ancora assonnato.

Lei entrò nell’appartamento come se avesse vissuto da anni li, conosceva a memoria tutti gli angoli, conosceva la casa più di Scai.
Entrò di corsa nel bagno senza chiudere la porta.
Le scappava di farla come ad uno che ha dimenticato le chiavi di casa e prega che un miracolo avvenga.
Idee confuse, Scai vedeva o credeva di vedere o forse ancora sognava di essere su di una palafitta e intorno solo acqua.
Strane le visioni che Scai aveva, era appoggiato su una distesa di acqua, vedeva galline, struzzi, topi, e strani animali.

- Scai come stai?
- Bene! Come mai sei tornata?
- Te l’ho detto avevo nostalgia di Voi. Vi sono mancata?
- Penso di si. Si, ci sei mancata.

Erano passati 10 minuti da quando Lei era entrata e solo ora Scai riusciva a mettere a fuoco le idee, la vedeva in tutta la sua bellezza, il suo corpo esile e il suo fare da ciclone, in pochi minuti aveva posto tante di quelle domande che neanche all’ora di pranzo Scai avrebbe potuto starle dietro.
Era ancora notte? Forse era giorno.
Scai non lo sapeva. Era andato a dormire perché aveva sonno senza chiedersi se fosse stato giorno oppure no.

- Ti trovo bene Scai
- Si? Io mi trovo di merda.
- Ma no stai alla grande. Ti dispiace che sono tornata senza avvisarti?
- Ma no sono contento!

Era ancora più bella e intrigante di quando era partita per tornare nella sua città. Era partita per nostalgia dei suoi posti ed era tornata per nostalgia dei posti che aveva lasciato.
Strana situazione.
Sentirsi sempre fuori luogo, fuori dal posto e dal momento.
Scai ne sapeva qualcosa al riguardo, nessuno più di Lui poteva capirla.
Non ricordo perché Lei si avvicinò a Scai, non ricordo perché Scai l’abbracciò. Due corpi che erano vicini e intrecciati, le sue mani sulle sue, il suo odore, i suoi capelli profumati.
A Scai sembrò strana la situazione ma non fece nulla per cambiarla, anzi…. continuò ad accarezzarla e sempre con più insistenza cerco le sue labbra.

- Non dovremmo Scai lo sai…
- Lo so
- Dai Scai fermati
- Si ancora un po’ poi mi fermo

Stava distesa sul letto.
Bella come una Venere e disponibile come una puttana.
Scai le alzò la maglietta e slacciò il reggiseno, le sue mutandine scivolarono via.

- Dai Scai fermati , non possiamo lo sai.
- Si ancora un po’ poi mi fermo.

Scai si distese su di Lei, prese la sua bocca e con la mano strinse il suo seno.

Uno squillo di telefono !
Cazzo! Continua Scai , fai finta di niente. Continua a sognare!
Ancora il telefono. Ancora squilli.
Cazzo fai dì finta di nulla Scai, continua a sognare.
Il telefono continuò a suonare come una campana che annuncia la Pasqua.
Scai si alzo dal letto insonnolito, stiracchiò le sue gambe stanche, cercò nel buio le pantofole e alla fine barcollando infilò il corridoio che lo condusse direttamente al telefono:

- Pronto
- Sono Sonia della OMNITEL volevo avvisarla della nuova promozione che… bla bla bla….

Scai lasciò il telefono poggiato sulla mensola, si diresse verso la televisione e accese sull’ultimo Tg : Barack Obama era appena stato nominato presidente degli Stati Uniti d’America .
Fuori continuava a piovere, il solito traffico, le solite persone nella strada.
Scai si diresse verso la porta e l'aprì.
Non c'era nessuno.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Un sogno che sa di realtà o una realtà che sa di sogno?

Anonimo ha detto...

ma che è sto diarietto tardoadolescenziale? cià niente da fare sto scai che crogiolarsi nei suoi banali e triti tormenti ? ma va a laurà! o in alternativa trovati uno bravo che ti dica che l'adolescenza è finita da secoli

Anonimo ha detto...

L'abitudine ai commenti scemi non manca mai in questo blog...per quanto sto Scai appare piuttosto noioso coi suoi ricordi di 100 anni fa!
D.C.