mercoledì 11 giugno 2008

UNA STORIA D'AMORE ( seconda ed ultima parte)

Kipling attraversò nuovamente la strada e si diresse quaranta barche dopo, apri la porta della sua casa e si versò dell’altro whisky di riso.
Il ventilatore al soffitto disegnava strane figure con il fumo del sigaro.
Kliping pensò che stesse espiando le colpe della sua vita dissoluta, in fondo aver lasciato la sua famiglia in Europa ed esser fuggito in un paese lontano non ne faceva un eroe. Per quanto si sforzasse di accettare la pena inflitta per la sua dissolutezza non si dava per vinto. Il ricordo del vecchio eroe di guerra che lo beffeggiava e lo sfidava non gli andava giù.
Maledetto vietcong che lo stomaco ti andasse a fuoco col tuo maledetto whisky di riso.
Poi i ricordi andarono per un attimo alla sua famiglia.
Sua figlia più grande doveva avere 17 anni e l’altro 14. Chissà se la madre le ha mai parlato di me?
Fu solo un attimo perché l’immagine di Phuong si affacciò alla sua mente in modo prepotente.
Mille domande e mille risposte tutte diverse : cosa avrà detto Phuong al suo ritorno a casa? Avrà riso di me e della mia richiesta di matrimonio o sarà disperata come me?
In fondo lei vorrebbe andare in America,
Di sicuro sarà disperata .
No !
Starà ridendo di un povero vecchio di 50 anni.
Maledetto vecchio vietcong che ti bruciasse lo stomaco.
E maledetto pure il padre vestito in un pigiama nero che si è tenuto i miei sigari.
Il ventilatore al soffitto continuava a disegnare strane figure con il fumo del sigaro ormai consumato e solo quando l’ultimo goccio di whisky fu terminato, Kipling prese sonno ormai ubriaco.
Si svegliò solo nel tardo pomeriggio quando si accorse che l’ultima goccia del suo sangue era andata ad ingrassare la colonia di zanzare che con lui divideva la sua barca galleggiante.
Si affacciò dalla finestra e niente era cambiato, il solito Fiume, le solite barche e il solito brusio di gente che corre,lavora, litiga, si ammazza, si ama.
Solo lui si sentiva cambiato.
Una strana sfiducia lo aveva avvolto, più cercava di aprire un varco e più la rete della paura lo avvolgeva. In fondo tutta la vita di Kipling era stata un eterno fallimento, una vita costellata da insuccessi, timidi tentativi di cambiamenti che mai portarono a nulla. L’unica cosa che Kipling riuscì a portare a termine fu la fuga dalla sua famiglia.
Stranamente per la prima volta era consapevole della sua sconfitta, aveva ormai tutto chiaro nella mente. Chiaro come una notte stellata della sua Tennessee
Phuong, la bella Phuong rappresentava qualcosa che andava oltre l’amore, andava oltre l’appagamento fisico che un vecchio può trarre da un giovane corpo di donna.
Phuong rappresentava semplicemente la sua prima vittoria.

Mi affaccio ancora da quella finestra del mio barcone galleggiante, sono passati mesi da quel giorno, la mia bella Phuong ora vive in America.
Anche lei è scappata dalla sua famiglia, come me.
Sono diventato un grande amico di quel maledetto vietcong e con lui facciamo a gara a chi ingurgita più cicchetti di whisky di riso e forse vorrebbe dentro di se ammazzarmi ancora.
Continua la mia vita dissennata barattando quel poco che rubo ai connazionali e quando sono triste attraverso la strada e vado quaranta barche dopo la mia, mi siedo e mi illudo di vedere ancora Phuong.
Il Mekong mi guarda e io guardo lui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

continui a cancellare i commenti , allora continua pure a scriverteli da solo

Anonimo ha detto...

E' malinconica ma bella questa storia.